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Hermes Intermedia
HERMES Intermedia è un collettivo di artisti costituito da Giovanni Fontana, Giampiero Gemini, Valerio Murat e Antonio Poce che opera nel campo della creazione audiovisiva. Hanno in comune uno spiccato interesse per la intermedialita, ovvero l’integrazione fra processi creativi diversi. L’elettronica e le tecnologie digitali, unite ad una solida conoscenza della tradizione. Musica, poesia e arti visive, rappresentano la nuova strumentazione al servizio di una rinnovata creatività. Numerose le produzioni realizzate da HERMES Intermedia nell’arco di un ventennio. Tra queste circa 30 Flash Opera, lavori originali di teatro musicale ed oltre 50 video. Opere di immagini-musica-poesia per ricostruire un intero universo fatto di sospiri, interferenze, fratture, rivelazioni e silenzi. Frammenti sparsi dello spirito per un linguaggio che indaga nuove forme e ne moltiplica il senso. Numerose le opere prodotte e altrettanto numerosi i riconoscimenti.
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Laboratorio di processi intermediali
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Nati (come videoartisti) dopo il 2000. Cresciuti con le loro opere e la loro poetica ma anche con i loro azzardi e le loro sfide alle convenzioni del mercato delle arti – nel primo decennio del XXI se-colo: ma con antica esperienza alle spalle. Con la curiosità e il rispetto per l’“ambiente digitale”, certo; nell’alveo di una “videoarte” che sa di essere al tempo stesso “electronic art” ed “expanded cinema” fin dal confronto tra Fluxus e il ci¬nema sperimentale degli anni Sessanta; in ambito performativo e audiovisivo più che semplice¬mente musi-cale, per scelta: anche se privilegiando quasi sempre una forma video spesso estesa in oltre da sé. Con una energia inedita. Un’energia che si è a poco a poco dimostrata addirittura ri-generativa dell’estetica “digitale”: la quale, appena nata e troppo rapidamente globalizzatasi, si è caricata di ma-nierismi e stereotipi da “visual effect” troppo spesso ritenuti irrinunciabili; e nel confronto con i quali le soluzioni – visuali e audiovisuali – proposte da questo collettivo di autori italiani, rappresen¬tano una sorta di vivificante “diversità culturale”: nonché la possibilità di una dialettica nel panorama omologato della “computer art”.
Un collettivo che ha dimostrato la capacità – inusuale – di ri-annodare fila, fili, storie artistiche e linguaggi espressivi molto diversi e anche concettualmente e cronologicamente lontani tra loro. Di-versi e spesso dispersi nel mare delle estetizzazioni neotecnologiche. Recuperati e ri-annodati in ope-re “video” che si fanno luoghi espliciti di convergenze espressive, oltreché serbatoi e promesse di di-versità in un “digitale” non convenzionale: nel quale gli algoritmi del linguaggio “numerico” sono evidentemente trattati con sensibilità “musicale” da poeti, performer, compositori e registi; di antica esperienza, ma consapevolmente immersi nella narrabilità non-lineare, nella gestione della complessi-tà delle forme, nella comunicabilità (sonora, musicale, visiva) delle percezioni.
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MARCO MARIA GAZZANO
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